2 dicembre 2025 – Rivalutazione partecipazioni e terreni: cosa cambia con l’ipotesi di aumento dell’imposta sostitutiva al 21%

A un anno dalla stabilizzazione definitiva della rivalutazione di terreni e partecipazioni, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 per rendere l’istituto stabile e prevedibile, il tema torna al centro del confronto politico. Un recente emendamento alla prossima Manovra 2026 propone infatti di innalzare l’aliquota dell’imposta sostitutiva dal 18% al 21%, modifica che inciderebbe in modo significativo sulla convenienza dell’operazione.
L’aumento dell’aliquota garantirebbe allo Stato un maggior gettito, ma allo stesso tempo ridurrebbe l’attrattività della rivalutazione per i contribuenti. L’affrancamento, infatti, consente di aggiornare il costo fiscale di terreni e partecipazioni riducendo la plusvalenza tassabile in caso di futura vendita (che rimane imposta al 26%). Con l’aliquota più alta, il beneficio economico diventerebbe meno immediato e la convenienza dipenderebbe ancor più dal divario tra costo storico e valore di mercato del bene.
In altri termini, la rivalutazione risulta effettivamente vantaggiosa solo se il prezzo di vendita atteso è molto superiore al costo originario. Con aliquota al 21%, conviene procedere solo quando la plusvalenza potenziale supera circa l’80,77% del valore rivalutato. Questo significa, guardando il dato dal lato del costo iniziale, che la vendita deve avvenire a un prezzo almeno pari al 420% del valore di carico affinché l’operazione generi un reale risparmio d’imposta.
Un esempio pratico chiarisce la portata del cambiamento: se una partecipazione acquistata a 100.000 euro viene ceduta a 300.000 euro, la tassazione ordinaria sulla plusvalenza (200.000 × 26%) porta a un’imposta di 52.000 euro, molto inferiore ai 63.000 euro dovuti in caso di affrancamento al 21%. In questo caso la rivalutazione non è conveniente; se invece la cessione avviene a 521.000 euro, la tassazione standard sarebbe pari a 109.460 euro, mentre l’imposta sostitutiva per l’affrancamento ammonterebbe a 109.410 euro: in questo scenario, la rivalutazione risulta lievemente favorevole.
Resta comunque confermata la possibilità di rateizzare l’imposta sostitutiva in tre annualità, opzione utile per attenuare l’impatto finanziario dell’operazione, sebbene con l’applicazione degli interessi sulle rate successive.
Se la proposta venisse approvata, la rivalutazione rimarrebbe uno strumento utilizzabile, ma molto più selettivo, conveniente solo nei casi in cui il valore atteso di cessione sia sensibilmente più alto rispetto al costo iniziale.