3 dicembre 2025 – Forfettari nel mirino del Fisco: l’accertamento IVA non deve diventare un costo

Negli ultimi mesi l’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli sui contribuenti in regime forfettario, temendo che l’assenza di registrazioni IVA renda più difficile intercettare irregolarità. Quando, durante le verifiche, emerge il superamento della soglia di 85.000 euro o la mancanza dei requisiti, il contribuente decade dal regime e deve versare l’IVA che non aveva addebitato ai clienti.
Questo genera due questioni: se il contribuente possa recuperare l’IVA attiva dai propri clienti e se possa detrarre l’IVA sugli acquisti, pur non avendo registrato le fatture né presentato la dichiarazione IVA. Per la prima questione, la legge consente la cosiddetta “rivalsa postuma”: l’IVA accertata può essere addebitata ai clienti, ma solo dopo che l’imposta e le relative sanzioni sono state pagate e l’accertamento è diventato definitivo.
Più complessa è la detrazione dell’IVA sugli acquisti. Sebbene l’Agenzia tenda a negarla per ragioni formali e per i limiti temporali, la giurisprudenza – in particolare la Corte di Giustizia UE e la Cassazione – afferma che la detrazione va riconosciuta quando esistono i requisiti sostanziali, anche se mancano alcuni adempimenti. Per questo, in caso di contestazione, ci sono basi solide per far valere il diritto in giudizio.