La redazione del bilancio d’esercizio richiede il rispetto del principio di competenza economica, che impone di imputare costi e ricavi all’esercizio cui effettivamente si riferiscono, indipendentemente dal momento in cui si manifesta l’evento finanziario. A tal fine assumono un ruolo centrale le scritture di rettifica, effettuate alla chiusura dell’esercizio per eliminare dal conto economico componenti già rilevati finanziariamente ma non ancora maturati sotto il profilo economico.
Le rettifiche più ricorrenti sono i risconti attivi e passivi, utilizzati per rinviare a esercizi futuri le quote di costi o ricavi che competono temporalmente a periodi successivi. Attraverso una ripartizione pro rata temporis, si evita una rappresentazione non corretta del risultato economico dell’anno.
Un’ulteriore forma di rettifica riguarda le rimanenze di magazzino, che consentono di sospendere i costi dei beni ancora presenti in azienda alla fine dell’esercizio. Tali costi, pur già sostenuti, diventano di competenza solo al momento della vendita, quando si realizza la corretta correlazione con i ricavi.
Di particolare rilievo tecnico sono le costruzioni in economia, che si verificano quando l’impresa realizza internamente beni strumentali destinati all’uso durevole. In questi casi, i costi sostenuti non confluiscono nel conto economico, ma vengono capitalizzati tra le immobilizzazioni e successivamente ammortizzati. La rettifica avviene mediante l’iscrizione, tra i ricavi, della voce “costruzioni in economia”, che compensa i costi sostenuti nell’esercizio. La corretta valorizzazione delle costruzioni interne richiede un sistema di rilevazione puntuale dei costi (materiali, manodopera, fasi operative), al fine di garantire attendibilità e conformità ai principi contabili. La medesima logica si applica anche allo sviluppo interno di software, i cui costi vengono capitalizzati tra le immobilizzazioni immateriali e ammortizzati in funzione della loro utilità futura.